RECENSIONE: La banalità del male di Hannah Arendt

La banalità del maleUn libro sconvolgente, sia per la testimonianza che porta su quanto accadde negli infami anni del nazismo, mai abbastanza conosciuti, sia per il punto di vista dell’autrice che offre visioni inedite, almeno per me, sulla situazione politica europea e, in particolare, italiana. Andrebbe letto soprattutto in questi confusi tempi in cui lo stesso titolo “La banalità del male” è diventato uno slogan e un modo di dire appunto “banale”, pronunciato in larga parte senza grandi consapevolezze. Sconvolgenti anche alcune visioni anticipatorie di possibili scenari futuri, non troppo lontani, in cui alcune perverse, quanto “normali”, riproposizioni di crudeli crimini su vasta scala potrebbero avverarsi.

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