RECENSIONE: La guerra d’indipendenza americana di Stephen Conway

Un testo ideale per chi vuole avvicinarsi, sapendone poco o nulla, alla Rivoluzione che precedette di pochi anni l’inizio di quella che viene definita “storia contemporanea”.

Il testo è interessante perché non si limita a ripercorrere gli avvenimenti politici e militari che portarono alla fondazione degli Stati Uniti d’America, ma pone l’accento sul carattere mondiale (oggi si direbbe globale) del conflitto che contrappose l’Inghilterra alle sue colonie nord americane: una caratteristica che fu alla base dell’ottenimento dell’indipendenza, dopo cinque anni di conflitto.

Altrettanto interessante il capitolo dedicato alle conseguenze della guerra sui civili delle varie parti in causa, sia da un punto di vista economico che di quello delle convinzioni politiche e dello stile di vita.

Un testo agile e godibile, insomma, dedicato ai tanti, troppi, italiani che di questa guerra hanno, nelle migliori delle ipotesi, una cultura filmica hollyvoodiana.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Diari di guerra di George Orwell

In questo volume sono stati raccolti tre importanti scritti di Orwell: i Diari di Guerra, il saggio Il Leone e l’Unicorno e le Lettere da Londra, in cui l’autore presenta una descrizione personale riguardo l’evoluzione della Seconda Guerra Mondiale. Vengono spiegati i cambiamenti che, gradualmente, modificarono la vita quotidiana dei cittadini londinesi, dalla capitolazione della Francia di fronte all’avanzata dell’esercito tedesco alla campagna del Nordafrica, inclusi gli interventi politici in Gran Bretagna e in India.

Grazie a questo libro si può comprendere il lento sviluppo della Seconda Guerra Mondiale in Gran Bretagna dal punto di vista del cittadino colto e ben informato.
Un libro scorrevole, che riporta le riflessioni lucide e illuminanti dell’autore di 1984.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Storia della guerra del Vietnam di Stanley Karnow

Questo libro è uno dei capisaldi della saggistica riguardante la guerra del Vietnam: si potrebbe considerare una lettura “obbligatoria” nel qual caso si voglia trattare e approfondire l’argomento.

Karnow presenta, con una brillante chiarezza narrativa, la cronaca dettagliata dei conflitti in Vietnam, che culminarono con la caduta della capitale del Vietnam del sud, Saigon, il 30 aprile 1975, per mano dell’Esercito Popolare del Vietnam del Nord e dei Viet Cong.

L’autore, giornalista statunitense durante la guerra del Vietnam, con questo volume ha voluto mostrare al lettore in che modo la verità è stata messa a tacere: descrive come gli ufficiali americani, i cittadini e i militari non abbiano osato comunicare le informazioni negative riguardo al conflitto, dal momento che ammettere la situazione di difficoltà era sinonimo di pessimismo e, quindi, di mancato patriottismo.

Un’opera ricca di dettagli, affascinante e terribile allo stesso tempo.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: La battaglia dei giganti di Prit Buttar

Non è un testo che si limita a descrivere le operazioni militari di Germania nazista e URSS stalinista durante il secondo conflitto mondiale nell’area del Baltico, ed in particolare in Lituania, Lettonia e Estonia.

L’opera cerca, con successo, di far comprendere appieno il tragico dilemma delle tre nazioni baltiche, vaso di coccio tra i vasi di ferro germanico e russo: nazioni alla ricerca di una loro identità e indipendenza, ma schiacciate tra due grandi potenze. Un dilemma nato ai tempi dei cavalieri teutonici, esploso dopo la prima guerra mondiale, divenuto tragedia durante la seconda guerra, e che si protrae ancora oggi, nel quadro della Unione Europea, delle sue contraddizioni e del suo contrapporsi alla Russia putiniana. Un testo che ti racconta il passato per farti meglio comprendere il presente.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Huế 1968 di Mark Bowden

Alla battaglia di Huế non è mai stata accordata l’importanza che merita per comprendere il conflitto del Vietnam. L’offensiva del Tet, di cui la presa di Hue da parte di Vietnam del Nord e Vietcong fu la massima espressione militare, fu il punto di svolta per ciò che riguarda i “sentimenti” del fronte interno statunitense: dopo la battaglia di Hue negli USA non ci si domandò più come vincere la guerra in Vietnam, bensì su come andarsene dal Vietnam.

Il tutto in un quadro politico in cui, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale, la popolazione statunitense iniziò a perdere fiducia nei propri leader, colpevoli di non aver raccontato la verità, a costo di sacrificare le vite di centinaia di marines americani. Un libro da leggere, tutto in un fiato.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Il mondo nel 2019 in 200 mappe di Frank Tétart

Questo è un atlante geopolitico, elaborato da un cittadino d’oltralpe, ovvero appartenente ad una cultura che sin dal periodo napoleonico comprese l’importanza di interpretare il mondo attraverso le mappe: la geografia come strumento di potenza.

Il tentativo dell’autore è ambizioso: fornire chiavi di lettura su come e dove il pianeta andrà, tramite un paio di centinaia di “cartine”, affiancate da un paio di paginette di descrizione.

In cinque capitoli e una quarantina di schede si affrontano le grandi sfide del 2019: dalla globalizzazione alla emergenza climatica, dall’equilibrio tra potenze alle posture economiche e politiche degli stati nelle varie aree del globo.

Insomma una buona “mappa” per iniziare a inquadrare varie e numerose problematiche, consapevoli della necessità di andare oltre una semplice infarinatura e di dover approfondire le singole questioni.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Città in Guerra, l’inferno di cemento di Louis Di Marco

Nel 1800 solo il 3 per cento della popolazione mondiale viveva nelle città, ma nel 2000 questa percentuale era salita a quasi il 50 per cento, e nel 2030 arriverà al 60 per cento.

Se a ciò aggiungiamo che questa impennata sarà ancora più evidente nelle nazioni con il più elevato incremento demografico, quindi in Africa e Asia, con conseguente aumento di ghetti, baraccopoli, periferie degradate, campi profughi, si giunge ad una sola conclusione: i combattimenti in ambiente urbano rischiano di diventare più frequenti di quelli in campo aperto.

Ciò significherà non solo un coinvolgimento diretto della popolazione civile, ma anche l’impiego di mezzi diversi da quelli delle armi, quali l’impatto di come tali conflitti saranno comunicati, dell’azione diplomatica, dell’intervento di organizzazioni non governative.

Il volume percorre i vari casi di episodi bellici condotti in ambiente urbano, partendo da Stalingrado per passare da Seul (1950) e Huè (1968), sino ad arrivare alla praticamente contemporanee battaglie di Groznyj in Cecenia, di Jenin in Palestina e Ramadi in Iraq.

Un percorso che evidenzia come le classiche tattiche militari attuate per il controllo di ambienti urbani sono solo parte di un più complesso intervento, fatto di relazioni con la popolazione, controllo del territorio, ripresa della normale vita “urbana”.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Italia 1636, il sepolcro degli eserciti di Gregory Hanlon

L’Italia, in particolare il Nord, è generalmente ritenuto un teatro secondario della Guerra dei Trenta Anni, che devastò l’intera Europa.

D’altra parte la Lombardia, ai tempi in buona parte sotto il controllo spagnolo, era uno dei motori economici europei dell’epoca, e quindi ritenuto molto interessante per la Francia ed il suo maggior alleato in loco, il Piemonte della dinastia Savoia.

Il volume analizza le cause e le conseguenze del maggior scontro militare sul territorio lombardo tra Francia e Spagna, ovvero la battaglia di Tornavento, un evento che confermò quanto si mormorava alla corte di Luigi XIII, ovverosia che l’Italia era “il sepolcro degli eserciti” francesi, e conseguentemente di ogni disegno di dominio e controllo d’oltralpe.

L’opera non si sofferma in via esclusiva sul fatto d’arme, bensì dedica alcuni capitoli ad aspetti “secondari” del conflitto, quali le conseguenze della guerra sulla popolazione civile, sul sistema produttivo del territorio interessato alle manovre dei vari reparti, sul meccanismo di arruolamento dell’epoca, sulla definizione delle prime “regole di guerra” tra i belligeranti, nonché ovviamente sulle alleanze politiche tra i vari stati e staterelli che costellavano la penisola italiana.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: 1943 Declino e caduta della Wehrmacht di Robert M. Citino

Il 1943 fu l’anno horribilis della Wehrmacht. La sconfitta in Tunisia, lo sbarco alleato in Sicilia, la battaglia di Kursk, l’avanzata sovietica a Orel e, infine, lo sbarco a Salerno, furono eventi che segnalarono l’impossibilità, per le forze armate naziste, di vincere la guerra.

La Wehrmacht non stava difendendo la madrepatria, bensì stava combattendo per mantenere conquiste remote, conseguite con una brutale guerra di aggressione.

Eppure l’elite militare tedesco-prussiana, figlia di una cultura bellica basata sul concetto della guerra di movimento e sul principio che la forza di volontà del comandante può prevalere sulle condizioni avverse, fece un respiro profondo e sperò che con qualche accorgimento tattico ed un po’ di fortuna le sorti del conflitto non fossero segnate.

Il conflitto durò ancora due anni, e la responsabilità di ciò è da addebitarsi non solo alla “follia” hiitleriana, ma anche e soprattutto alla casta degli ufficiali prusso-tedeschi che non potevano neppure immaginare di perdere la guerra, perché ciò avrebbe significato far perdere senso e significato al loro gruppo di potere.

Come disse un generale tedesco alla vigilia dello sbarco alleato in Sicilia: “un immediato e temerario assalto verso il nemico, è questa la mia specialità”. E per eseguire questa “Totenritt”, questa cavalcata mortale, la fede doveva sostituire il pensiero razionale: bisognava insomma smettere di pensare.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Ezio, la nemesi di Attila di Ian Hughes

Ezio è una delle figure più importanti della storia del tardo Impero Romano e le sue azioni hanno contribuito a mantenere l’integrità dell’Occidente negli anni del declino. Prima della sua carriera ai vertici dell’esercito romano, fu un semplice ostaggio tra i goti di Alarico e poi con Rua, re degli Unni: ciò gli consente di “studiare all’estero”, imparando a conoscere punti di forza e debolezze di questi popoli,ad apprendere le loro tattiche militari (da lui poi utilizzate in oltre venti anni di campagne), a capire le possibilità di allearsi ora ad una ora all’altra coalizione di tribù “barbare”.

Generale forte e stimato in un periodo di imperatori deboli e invischiati in lotte di palazzo, Ezio cerca di fermare il declino politico, militare ed economico dell’impero romano d’occidente: riconquisterà la Gallia, terrà a freno Vandali ed altri popoli barbarici in Spagna e Africa, sino a raggiungere il culmine della sua carriera militare con la sconfitta inflitta ad Attila ai Campi Cautalanici,

Tuttavia i successi militari non risolveranno i problemi reali dell’impero romano d’occidente, dovuti ad una crisi finanziaria derivante dal venir meno dell’entrate dei territori controllati dalle popolazioni barbariche da un lato, e dal rifiuto parallelo delle classi abbienti dell’impero di farsi carico delle spese necessarie per mantenere un esercito che ponesse un freno alle invasioni.

Il sogno di Ezio, ripristinare l’impero d’occidente, non sarà sconfitto dalla cavalleria unna guidata da Attila, ma dal mancato gettito fiscale…. Ed i paralleli con la contemporaneità sorgono spontanei.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.