RECENSIONE: Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut

Kurt Vonnegut è noto ai più, o almeno a chi scrive, come scrittore di fantascienza.

E’ anche l’autore di uno dei migliori romanzi antimilitaristi mai scritti, Mattatoio n. 5, dove racconta, per l’interposta persona del personaggio principale, Billy Pilgrim, la sua esperienza di prigioniero di guerra.

Fatto prigioniero dalle truppe tedesche nell’inverno del 1944, durante l’offensiva delle Ardenne, l’autore-protagonista finisce quasi casualmente a Dresda, rinchiuso nel Mattatoio n. 5, ed è testimone del bombardamento angloamericano sulla città.

Un paio di numeri di quello a cui assistette: la bomba atomica sganciata su Hiroshima uccise 71.379 persone, il bombardamento convenzionale su Dresda (effettuato tramite ordigni incendiari) uccise 135.000 persone.

Ma in questo romanzo non troverete una dettagliata descrizione di quello che Vonnegut vide a Dresda: il bombardamento della città è una piccola parte di un viaggio onirico, nel tempo e nello spazio, del protagonista, dove vita quotidiana borghese, orrori bellici e rapimenti alieni si intrecciano inesplicabilmente, dando un non senso alla follia che pervade l’agire di ogni singolo essere umano.

Senza un perché, perché se un perché esiste è nella frase che è il fondamento dell’intero romanzo: “così va la vita”.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Il burocrate e il marinaio di Carlo M. Cipolla

Nel XVII secolo, al porto di Livorno, si sviluppò uno scontro tra titani: da un lato l’intraprendenza della borghesia commerciale britannica, il cui motto era “il tempo è denaro”, dall’altra l’onnipotenza della burocrazia italiana, nello specifico quella del Granducato di Toscana.

Sullo sfondo, le grandi epidemie del periodo storico, che si tentava di contenere con misure di quarantena che mal si accoppiavano con i tempi del commercio e dell’economia.

La “burocrazia sanitaria” che crebbe, decisamente a dismisura, nel porto livornese ricorda quanto stiamo vivendo in questi mesi, quando il nostro tempo di vita e lavoro incoccia nei famigerati DPCM.

Insomma, un testo da leggere in questo periodo, per cercare di tramutare l’arrabbiatura in sorriso, perché leggendo questo agile volume (126 pagine) viene spesso da pensare: “ma tu guarda, sembra di leggere il quotidiano di oggi, e invece il tutto risale al XVII secolo: la burocrazia italiana è un evergreen”.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.