RECENSIONE: Il mondo chiuso: il conflitto tra islam e modernità di Elio Cadelo

Analisti, sociologi, storici dell’islam e studiosi di politica internazionale, per spiegare quanto sta accadendo tra il mondo musulmano e l’Occidente, hanno posto al centro della questione il colonialismo, il rapporto Nord-Sud del mondo, la religione, l’economia, le istituzioni dei Paesi islamici, la democrazia o la mancanza di democrazia, e così via.

Quella dei rapporti tra le due culture è una storia complessa, deformata nel tempo da luoghi comuni che hanno falsato la verità storica a favore di una narrazione fuorviante: per esempio, la scienza e la filosofia greca non sono giunte in Italia grazie alle traduzioni dall’arabo dei testi greci, e l’Umanesimo e il Rinascimento non sono affatto germogliati a seguito dell’incontro della cultura italiana con quella musulmana.

Il cosiddetto “Rinascimento arabo” fu una parentesi brevissima annientata dalla repressione, che frantumò sul nascere ogni forma di libertà di pensiero, tanto che filosofi come Avempace, Averroè, Avicenna e altri furono assassinati, costretti alla fuga, arrestati o torturati, diversamente da quanto avvenne in Italia.

Fu la riscoperta del mondo greco-romano a indicare all’Europa la via della modernizzazione, del libero mercato e della scienza, diversamente dal mondo islamico, dove l’affermazione della teologia ha dato vita a una società collettivista, rinchiudendo l’orizzonte delle coscienze in un “eterno sacro Medioevo”, impegnato in un conflitto senza fine contro la modernità.

Il saggio dedica ampio spazio alla realtà dei nostri giorni (radicalismo islamico compreso), esaminando per la prima volta numerosi indicatori sociali quali: la ricerca, l’istruzione e la diffusione della cultura scientifica, il ruolo della donna, la natalità, ecc. che mostrano come l’irruzione della scienza e della tecnologia nei Paesi musulmani stia aprendo contraddizioni e lacerazioni che prefigurano un futuro a oggi imprevedibile.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: 69 d.C.: l’anno dei quattro imperatori di Morgan Gwyn

Noi ci lamentiamo spesso dei governi che durano pochi mesi, ma anche nell’antica Roma non si scherzava.

Il 69 d.C., all’indomani della morte di Nerone, fu il periodo in cui, nel giro di poco più di dodici mesi, si succedettero ben quattro imperatori: Galba, Otone, Vitellio e, infine, Vespasiano.

È un periodo storico  che possiamo collocare a pieno titolo tra i momenti più caotici, violenti e terribili di tutta la storia romana.

Assassinii e guerre civili, eserciti talmente fuori controllo da occupare la stessa Città Eterna senza scrupoli, mentre uomini ambiziosi e feroci accumulavano potere solo per vederlo poi svanire in pochi attimi convulsi.

Due sono gli elementi con cui l’autore getta nuova luce su questo snodo della storia antica. Il primo riguarda le ragioni delle importanti discrepanze fra le narrazioni rispettivamente di Tacito, Plutarco e Svetonio, i principali storici dell’epoca. In secondo luogo, viene ripercorso il ruolo autonomo degli eserciti rispetto ai comandanti, forse esagerato dalla successiva storiografia.

Ne emerge un quadro vivido e originale, in grado di rendere chiara questa confusa ma determinante parentesi, tenendo il lettore con il fiato sospeso tra i tumultuosi flutti della storia politica romana.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Primo sangue di Amélie Nothomb

Questa biografia romanzata, vincitrice del Premio Strega Europeo 2022, è il centesimo volume pubblicato da Amélie Nothomb. Il titolo “Primo sangue”, in francese Premier sang, ha un doppio significato: innanzitutto, indica l’emofobia di cui soffre il protagonista; e, in secondo luogo, premier sang ricorda, da un punto di vista fonetico, l’espressione premier cent, letteralmente “il primo centinaio”.

Il romanzo è un omaggio al padre della scrittrice, morto di COVID nel 2020, che viene presentato in alcuni momenti chiave della sua vita: l’infanzia trascorsa dai nonni paterni, durante la guerra; l’incontro con la moglie, in età adolescenziale; la prima trasferta lavorativa in Congo, a Stanleyville, in qualità di console per conto del Ministero degli Esteri belga.

La vita del giovane Patrick Nothomb è influenzata dalla guerra, e di conseguenza dalla povertà, che il nonno paterno cerca di nascondere in tutti i modi pur di tenere alto il nome della famiglia, e dalla violenza, che il protagonista ripudia fino all’ultima pagina. Infatti, sin dalla tenera età, Patrick è un convinto nonviolento: decide di trovare il lato positivo anche nelle situazioni più spiacevoli, nonostante venga preso di mira dagli zii, suoi coetanei e descritti come dei piccoli selvaggi.

Con il passare del tempo, il suo animo nonviolento si fortifica sempre di più, tanto da spingerlo a trattare con i ribelli che lo hanno preso in ostaggio insieme all’intera Stanleyville: grazie all’uso della parola e al rifiuto della violenza riesce a salvare 1450 vite.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Lo spazio serve a farci la guerra (LIMES)

Ed. dicembre 2021

Lo Spazio serve a farci la guerra si concentra sul ruolo del Cosmo (in particolare delle orbite basse attorno alla Terra) in quanto teatro cruciale della competizione geopolitica.

Le grandi potenze, a cominciare da Stati Uniti, Russia e Cina, accelerano le loro operazioni satellitari e missilistiche e intensificano le missioni di esplorazione della Luna e di Marte. Al netto della narrazione circa l’utilità ecumenica del progresso scientifico, Washington, Mosca e Pechino giudicano il controllo dello Spazio direttamente connesso a quello delle altre quattro dimensioni geopolitiche (terra, mare, aria e ciberspazio) e funzionale innanzitutto al dominio del nostro pianeta.

Il numero si sviluppa in tre parti.

Nella prima analizziamo la storia della corsa allo Spazio e l’odierna competizione tra gli Usa, egemoni del settore, e le sfidanti Russia e Cina. Ci si concentra sul modo in cui i tre paesi concepiscono lo Spazio sul piano strategico, su come ne trasmettono la rilevanza alle rispettive popolazioni e sul crescente ruolo degli attori privati (soprattutto statunitensi) nello sviluppo delle nuove tecnologie. Le quali sono cruciali per scopi militari e civili.

La seconda parte è dedicata all’impatto che la competizione nello Spazio potrebbe avere sulle collettività nel lungo periodo. In futuro, l’uomo solcherà il Cosmo con maggiore frequenza e per tempi più lunghi. Ciò potrebbe incidere sulla percezione che ciascuna comunità avrà di sé, delle altre e dello stesso pianeta Terra. Eppure difficilmente l’homo sapiens diventerà homo cosmicus, almeno nel medio periodo.

La terza sezione è dedicata all’Italia e agli altri attori coinvolti nella race for Space. Tra questi spiccano Giappone, Francia, India e Turchia.
Il nostro paese è stato il terzo al mondo dopo Usa e Unione Sovietica a lanciare un satellite in orbita e ancora oggi vanta delle eccellenze, per esempio nel campo satellitare e dei lanciatori. Tuttavia ha bisogno di sviluppare una nuova strategia spaziale per valorizzare le risorse nazionali e le relazioni con i suoi più importanti partner di settore: Stati Uniti e Francia.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.