RECENSIONE: Roma contro i Germani di Natale Barca

Era una marea umana: ottocentomila tra uomini, donne e bambini, di cui almeno trecentomila combattenti, appartenenti a varie etnie e provenienze.

In principio, i Romani patirono una serie di sconfitte umilianti, in seguito si riorganizzarono, infine prevalsero in epiche battaglie.

Si concluse così la Grande Migrazione di uomini del nord, che aveva sconvolto mezza Europa per un ventennio (circa 120-101 a.C.). L’episodio anticipò di alcune centinaia di anni le invasioni barbariche del Tardo Antico e inaugurò la lotta tra Roma e i Germani, che era destinata a segnare una frattura nel cuore dell’Europa attraverso i secoli.

L’emergenza ebbe conseguenze traumatiche anche sulla Res Publica Romana. Da questo conflitto emersero non solo figure come quelle di Mario e Silla, protagonisti della seguente guerra civile, ma fu necessario stravolgere lo stesso sistema di reclutamento, accogliendo nelle fila delle legioni anche i cittadini privi di beni economici, promettendo loro in cambio terreni pubblici e regalie: iniziava il lungo percorso verso l’Impero e verso il ruolo politico delle forze armate romane.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Lo scudo di Cristo di Gastone Breccia

Le possenti mura di Costantinopoli hanno arginato per secoli le ondate dei nemici che insidiavano l’Europa cristiana. Le armate dell’Impero Romano d’Oriente si erano trasformate nello scudo di Cristo: questa è la storia della loro lunga lotta, fino alla vittoria.

L’Impero Romano d’Oriente visse suo malgrado per oltre mille anni in uno stato di guerra continua. La capitale, Costantinopoli, la “regina delle città”, non smise mai di attirare avidi conquistatori avidi dai quattro angoli del mondo: Goti, Unni, Slavi, Avari, Persiani, Arabi, BulgarI.

Questa capacità di resistenza, infranta solo dagli Ottomani, non fu solamente dovuta alle mura della capitale, bensì alla capacità dell’Impero Bizantino di modificare tattiche e strategie, calibrando sapientemente modifiche nel sistema di arruolamento, nel modo di combattere, ma anche coniugando la guerra a un’accorta azione diplomatica, valutando quando conveniva combattere e quando invece era economicamente più vantaggioso “pagare” il nemico affinché se ne stesse tranquillo.

Un volume che sfata molti preconcetti su questo periodo poco conosciuto della storia del Grande Impero a tutti gli effetti occidentale.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: La guerra russo-giapponese 1904-1905 di Francesco Dei

Questo conflitto è denominato da alcuni storici World War Zero e non a torto.

In questi due anni di guerra furono sperimentati, soprattutto durante l’assedio di Port Arthur, modi di fare la guerra che diventarono la normalità durante la Grande Guerra, compreso l’uso di armi chimiche.

La guerra per la contesa della Manciuria e della Corea, Paesi nei quali si combatté, provocò un’accelerazione dei processi di mutamento in corso nei due Paesi, in maniera del tutto irreversibile e imprevedibile. Il Giappone, da poco uscito proprio dalla fase feudale, si stava finalmente avviando a divenire una grande potenza asiatica; viceversa, in Russia si iniziava a manifestare una crescente opposizione al regime zarista che sfocerà nella rivoluzione del 1905, prodromo di quella ben più drammatica del 1917 e della successiva guerra civile.

Il risultato della guerra, vinta sul campo dal Giappone, ma con l’impero zarista consapevole di avere davanti un avversario incapace di sostenere un proseguimento del conflito per altri mesi o anni, porterà, citando il conte russo Witte, a una situazione per cui «Non ci sono vincitori e quindi non ci sono vinti».

La delusione nipponica per la “vittoria tradita” costituirà le basi che, un quarto di secolo più tardi, condurranno a Pearl Harbour.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.