RECENSIONE: La guerra russo-giapponese 1904-1905 di Francesco Dei

Questo conflitto è denominato da alcuni storici World War Zero e non a torto.

In questi due anni di guerra furono sperimentati, soprattutto durante l’assedio di Port Arthur, modi di fare la guerra che diventarono la normalità durante la Grande Guerra, compreso l’uso di armi chimiche.

La guerra per la contesa della Manciuria e della Corea, Paesi nei quali si combatté, provocò un’accelerazione dei processi di mutamento in corso nei due Paesi, in maniera del tutto irreversibile e imprevedibile. Il Giappone, da poco uscito proprio dalla fase feudale, si stava finalmente avviando a divenire una grande potenza asiatica; viceversa, in Russia si iniziava a manifestare una crescente opposizione al regime zarista che sfocerà nella rivoluzione del 1905, prodromo di quella ben più drammatica del 1917 e della successiva guerra civile.

Il risultato della guerra, vinta sul campo dal Giappone, ma con l’impero zarista consapevole di avere davanti un avversario incapace di sostenere un proseguimento del conflito per altri mesi o anni, porterà, citando il conte russo Witte, a una situazione per cui «Non ci sono vincitori e quindi non ci sono vinti».

La delusione nipponica per la “vittoria tradita” costituirà le basi che, un quarto di secolo più tardi, condurranno a Pearl Harbour.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

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