RECENSIONE: L’impero interrotto di Michael Schuman

Siamo abituati a leggere, talvolta studiare, la storia da un punto di vista europeo.

Tuttavia, se fossimo un cittadino cinese, la prospettiva sarebbe totalmente diversa e i dati che manderemmo a memoria poco avrebbero a che fare con Alessandro Magno, Giulio Cesare o Cristoforo Colombo.

Se volete capire come vede il mondo un cinese, ebbene leggetevi questo saggio: avrete qualche sorpresa inaspettata, prima tra tutte che per “loro”, i cinesi e la loro élite, i barbari siamo noi e il centro del pianeta sono appunto “loro”.

Una percezione della realtà che viene da lontano, parecchi secoli, e che è arrivata sino ai giorni nostri.

In questa percezione, basata sulla predominanza dell’impero di mezzo a livello planetario, vi è stata una breve interruzione, durata dal 1800 e rotti sino al 1948, ma ora tutto è tornato “normale”, e la Cina chiede, forse pretende, un ampio e comodo posto al sole.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Il cappello dell’imperatore di Arianna Arisi Rota

Se per caso passate dalle parti di Sala Balaganza, nei pressi di Parma, cercate l’Oratorio della Rocca: troverete un affresco che immortala “San Napoleone martire”, dipinto intorno al 1830.

Un piccolo esempio del culto dell’immagine sviluppatosi intorno al grande generale e avviato da nostalgici, reduci (anche in chi vedeva in Bonaparte l’alfiere della libertà rivoluzionaria francese) sin dai tempi dell’esilio a Sant’Elena.

Una vera e propria, forse la prima, campagna d’immagine della età contemporanea, che si snoda attraverso souvenir, merchandising, memorie, falsi e operazioni economiche… una campagna lanciata dallo stesso Napoleone, dal suo esilio in mezzo all’Atlantico.

Una campagna d’immagine che attraversa l’intero pianeta, rimbalzando tra le due sponde dell’Atlantico, popolata da avventurieri e collezionisti maniacali, e che arriva sino ai giorni nostri: nel 2022 la chiave della serratura della camera di Napoleone a Sant’Elena è stata aggiudicata all’asta per il modico prezzo di quasi 82.000 sterline.

Insomma, il piccolo generale corso ha qualcosa da insegnarci anche nell’agit-prop .

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Il fronte russo di Luca Steinmann

Quando inizierete a leggere questo “libro-reportage”, sin dalle prime pagine non potrete che provare ammirazione e rispetto per l’autore, Luca Steinmann.

A dispetto del nome, è un giornalista italiano che all’inizio del 2022 ha un’intuizione ragionata: sta per accadere qualcosa di enorme in quella che ai tempi era una zona dimenticata dell’Ucraina, il Donbass.

Con varie peripezie riesce a raggiungere questi strani territori, oggetto di una guerra civile dimenticata in corso da vari anni, e di trovarsi sul lato russo del fronte quando la Federazione Russa dà il via alla “operazione militare speciale” contro l’Ucraina.

Steinmann non è un “putiniano”, vuole solo raccontare ciò che vede e sente, talvolta inimicandosi anche le autorità politiche e militari russe e filo russe: insomma vuole fare semplicemente il suo mestiere, quello del giornalista.

Vedere, sentire, raccontare: ci riesce benissimo nel suo libro, che abbraccia quasi due anni di guerra e che si snoda in capitoli brevi ma carichi di significato e di notizie, con uno stile di scrittura che è quello del reportage…. Non è cosa che molti sono in grado di fare, così come sono pochissimi (si possono contare sulle dita di una mano) i giornalisti occidentali che sono riusciti a fare, nel migliore dei modi, il loro mestiere in quella disgraziata e martoriata terra.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Chi ha spostato il mio formaggio? di Spencer Johnson

Siamo in un labirinto abitato da due topi e da due gnomi. Il comportamento degli gnomi ricorda quello dell’essere umano, infatti gli gnomi immaginano il futuro e si creano spesso delle aspettative. Al contrario, i topi sono mossi dall’istinto e dai propri impulsi. Un giorno, i quattro protagonisti della storia trovano un deposito di formaggio, che garantisce loro scorte di cibo per un periodo di tempo che pare illimitato.

Quando, però, il formaggio finisce, gli gnomi si trovano impreparati, sono sconvolti dall’evento inaspettato e rifiutano di accettarlo. I topi, invece, senza pensarci troppo, si lanciano alla ricerca di un nuovo deposito di formaggio. Inutile dirlo: questi ultimi trovano quasi subito un nuovo deposito, mentre i due gnomi, ormai accecati dalla fame, si rifiutano di muovere un passo e pretendono di trovare un colpevole. Uno dei due capisce che è arrivato il momento di accettare la realtà e di seguire l’esempio dei topi, tuttavia l’altro gnomo, che ha paura del futuro e che si immagina gli scenari peggiori, non è d’accordo e cerca di mettere in guardia il collega. Quest’ultimo decide comunque di partire da solo e si accorge che più si addentra nel labirinto più i timori sembrano scomparire. Durante il suo viaggio impara ad accettare il cambiamento e a vedere la realtà da una nuova prospettiva.

Questo volume viene adottato spesso nelle aziende che si ritrovano ad affrontare periodi di grande cambiamento, tuttavia i suoi insegnamenti possono essere applicati anche nella sfera privata. Infatti, il formaggio rappresenta la fonte di felicità dell’individuo, alla costante ricerca di stabilità. Chi ha spostato il mio formaggio? ci aiuta ad accogliere il cambiamento, a non resistergli e a imparare a fluire con esso.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Il tenente di Andre Dubus

“Vivere una menzogna per farla diventare reale” … è in questa affermazione che il senso e il significato di questo romanzo possono essere riassunti.

Una portaerei statunitense in navigazione nel Pacifico, una compagnia di marines a bordo, un giovane tenente di fresca nomina che “crede” nel suo ruolo, nel corpo cui appartiene, in quella che ha deciso essere, costi quel che costi, la professione della sua vita.

Accadono cose terribili a uno dei suoi uomini, ne fanno di altrettanto terribili alcuni suoi commilitoni… ma quando il giovane ufficiale prova ad applicare quello in cui crede, quelle che sono le regole scritte su manuali e che ha imparato in accademia, ebbene il sistema gli segnala che ciò non va bene, tanto da punirlo… la menzogna diventa reale, ma la realtà non è quella scritta sui manuali.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Perché le nazioni falliscono di Daron Acemoğlu e James A. Robinson

Per chi ha avuto la fortuna di leggere Armi, acciaio e malattie di J. Diamond, questa opera sarà non solo una piacevole scoperta ma, soprattutto, un nuovo e affascinante modo per inquadrare il tema dello sviluppo.

Gli autori, con una miriade di esempi e casi, puntano a uno specifico obiettivo: dimostrare che il modello politico inclusivo, basato sulla partecipazione della popolazione (quello che comunemente è definito democrazia), è strettamente intrecciato con lo sviluppo economico.

Tertium non datur, anche quando si esaminano casi di sviluppo e crescita economica avviati da sistemi politici autoritari e con una classe dirigente che si muove, mutatis mutandis, come un moderno Re Sole.

Non è insomma un testo piacevole a leggersi per l’élite della Repubblica Popolare Cinese o per quella degli ayatollah iraniani.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: : Snowden’s Box. La fiducia nell’era del controllo di Jessica Bruder e Dale Maharidge

Questo è un saggio, o meglio un romanzo, quasi un giallo, sulla fiducia tra le persone.

Scritto dall’autrice di Nomadland e dal vincitore del Premio Pulitzer per la saggistica del 1990, racconta come alcune normalissime persone, accomunate dalla ricerca della verità e dalla fede nella libertà di informazione, riuscirono a rendere pubblici i documenti relativi alla più grande fuga di notizie sulla sicurezza statunitense nell’era digitale.

Tutto ciò fu possibile grazie al servizio postale degli Stati Uniti (sic!) e ad alcune persone, contattate da Edward Snowden, che beffarono l’apparato di sorveglianza statunitense grazie all’amicizia e alla fiducia che li legava.

Un testo che si legge tutto d’un fiato, avvincente… e con un’appendice utilissima che spiega come tutelare la propria privacy ai tempi dei social network e della posta elettronica.

Disponibile presso la biblioteca Eirene.

RECENSIONE: Eudaimonia. La via della virtù come senso dell’esistenza

Eudaimonia, dal greco εὐδαίμων ovvero “felice”, è la felicità intesa come scopo fondamentale della vita. Nel suo ultimo libro, Marco Mandrino, fondatore di una delle più grandi scuole di yoga italiane, si rivolge a coloro che vorrebbero prendere le distanze da tutto ciò che è superfluo, per dedicare la vita alla ricerca di Eudaimonia.

Il testo è diviso in quattro parti. Nella prima, l’autore prova a dare una definizione generale del termine. La seconda parte ha l’obiettivo di approfondire il concetto di identità, facendo riferimento alle diverse religioni, come il Cristianesimo e il Buddhismo, alle diverse correnti filosofiche, passando dal non-dualismo dell’Advaita Vedanta, dall’atomismo di Democrito e da Carl Jung, e all’idea di comunità. Nella terza parte, il lettore ha l’occasione di scoprire quali sono gli archetipi che lo accompagneranno durante il lungo viaggio verso Eudaimonia: il ribelle, l’asceta/sciamano e il barbaro. Infine, nella quarta parte, l’autore fornisce qualche suggerimento pratico che si basa sulla sua storia personale, spiega al lettore l’importanza della meditazione e dell’esercizio fisico come pratica quotidiana, dell’alimentazione, dell’adrenalina, e così via.

Per inseguire Eudaimonia, l’essere umano dovrebbe fare ritorno alle proprie origini, alla natura e alla caccia. In questo contesto, la violenza e l’aggressività sono considerate due caratteristiche innate dell’Homo Sapiens. L’autore consiglia di allenare il lato Yang presente in ognuno di noi attraverso gli sport da combattimento, come le arti marziali e la lotta, per non soffocare quell’aspetto del proprio essere che la società contemporanea vuole sopprimere.

Sebbene Marco Mandrino possa suonare talvolta provocatorio, è importante tenere a mente che il libro riflette le sue idee e la sua esperienza, il lettore può essere d’accordo o meno. L’obiettivo del testo è quello di fornire degli spunti di riflessione e una visione della realtà diversa da quella a cui siamo abituati.

Chi cerca Eudaimonia “si muove nel tentativo di raggiungere qualcosa di irraggiungibile che – paradossalmente – è sempre con lui”.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: La guerra è finita di David Almond

David Almond, pluripremiato autore britannico di libri per ragazzi, presenta al lettore l’Inghilterra del 1918 attraverso gli occhi del piccolo John, il cui padre è partito per combattere contro i tedeschi, mentre la madre lavora in una fabbrica di granate.

La Prima guerra mondiale è ormai agli sgoccioli ma il conflitto è entrato a tal punto nelle case delle persone da diventare parte di loro, come un morbo. La scuola di John organizza addirittura delle gite scolastiche presso la fabbrica di granate. Dagli insegnanti ai bambini, tutti promuovono l’utilità della guerra e l’odio verso il nemico.

In pochi sono immuni e ricordano come era la vita prima del conflitto. Tra questi c’è lo zio Gordon, un obiettore di coscienza considerato dai più un traditore della patria, che si nasconde nel bosco e ogni tanto tiene dei brevi discorsi in piazza sperando di risvegliare le coscienze.

John si lascia influenzare dallo zio Gordon e capisce che anche in Germania ci sono dei bambini come lui, che con la guerra non c’entrano nulla.

La sensibilità del piccolo protagonista offre al lettore diversi spunti di riflessione. Una volta che la guerra è finita, lo zio Gordon verrà accettato nuovamente dalla società? E che cosa ne sarà di tutte quelle granate che riempiono la fabbrica? È possibile lasciarsi alle spalle il trauma della guerra?

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: La conta dei salvati di Anna Bravo

Scrivere di guerra è, soprattutto, raccontare il sangue versato, cercando le ragioni di tale scempio.

Ma nella storia delle guerre e dei conflitti armati vi è, anche, un altro racconto.

Persone e gruppi, come quei soldati della Grande Guerra, che concordavano tregue e momenti di sopravvivenza fra le trincee opposte.

Popoli, come quello danese, che misero in salvo i loro concittadini ebrei.

Semplici contadini, come tanti italiani, che nascosero e protessero migliaia di militari sbandati e di prigionieri di guerra.

Diplomazie e leader che hanno tramato la pace, non sempre la guerra.

Senza Mandela e Tutu non ci sarebbe stata una transizione pacifica in Sudafrica, senza King un così forte movimento per i diritti civili, senza il Dalai Lama una nonviolenza tibetana, senza Ibrahim Rugova una kosovara e, soprattutto, una nonviolenza tout court senza Gandhi.

La conta dei salvati  racconta questa storia, spesso dimenticata.

Una storia che non sempre ha avuto o è stata di successo, basti pensare alla situazione attuale del Kosovo e del Tibet.

O meglio, un successo, un obiettivo l’ha raggiunto: risparmiare sangue, da entrambi i lati delle parti in conflitto.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.