RECENSIONE: Kursk 1943 di Robert Forczyk

I territori dove attualmente si combatte il conflitto russo ucraino sono gli stessi dove, nel luglio del 1943, la Germania nazista lanciò la sua ultima grande offensiva terrestre contro l’Unione Sovietica, con l’operazione “Cittadella”.

Solo per questa ragione il testo sarebbe da leggere, ma non solo prima tra tutte la segnalazione dell’autore di come i due contendenti nell’estate di ottant’anni fa commisero numerosi errori “da principianti”: la sottovalutazione della catena logistica e degli ostacoli determinati dai campi minati da parte della Germania e il pessimo utilizzo delle riserve per i contrattacchi da parte dei sovietici.

Dulcis in fundo, l’autore “smitizza” buona parte della agiografia stalinista sulla battaglia, spesso descritta come un conflitto che vedeva centinaia di carri armati affrontarsi nelle steppe ucraine, per non parlare del celeberrimo carro Tigre nazista “speronato” dal coraggioso carro sovietico T34.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: La guerra del Friuli di Riccardo Caimmi

Due secoli prima della Grande Guerra, austriaci e “italiani” (per la precisione la Repubblica di Venezia) si confrontarono, armi alle mani, in luoghi che abbiamo studiato sui libri di storia… un paio di nomi per tutti: Gorizia e Trieste.

Un conflitto dimenticato, che ebbe origine perché Venezia non tollerava sull’uscio di casa le scorrerie dei pirati uscocchi, che erano poi profughi croati fuggiti dal dominio turco e che erano appoggiati (la classica guerra per procura) dagli Asburgo, i quali aspiravano a uno sbocco sull’ Adriatico.

Una guerra condotta con scorrerie e colpi di mano, influenzata dal clima inclemente e dalle scarse vie di comunicazione, in parte simile ma in parte molto differente dalle trincee isontine.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Intelligence, quo vadis? di Paolo Salvatori

Un’accurata rivisitazione storica e politica dei famigerati “servizi segreti”.

In anglosassone queste “istituzioni” (perché in fin dei conti tali sono, regolate da leggi e norme apposite) vengono definite intelligence, un sostantivo che viene dal latino intelligo, e qui troviamo lo zampino di Sant’Agostino, con il suo motto intelligo ut credam, ovvero “comprendo per credere”.

Perché compito di questi istituti è quello di “comprendere”, ovvero di fornire ai decisori politici, quelle informazioni, soprattutto se “segrete”, per prendere le decisioni migliori per una nazione e uno Stato.

Come no, direte voi, e gli omicidi mirati, e i golpe, insomma gli affari sporchi, siano essi made in USA o made in URSS o made in China?

La tesi dell’autore è che si sia trattata di una malsana, anche se protratta nel tempo, deviazione del concetto di intelligence, in questo caso asservita al complesso militare industriale.

Una lettura interessante, soprattutto per un nonviolento, che si ritroverà stranamente a condividere non pochi modi di vedere la realtà dell’autore, un famigerato “agente dei servizi”.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.