RECENSIONE: Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut

Kurt Vonnegut è noto ai più, o almeno a chi scrive, come scrittore di fantascienza.

E’ anche l’autore di uno dei migliori romanzi antimilitaristi mai scritti, Mattatoio n. 5, dove racconta, per l’interposta persona del personaggio principale, Billy Pilgrim, la sua esperienza di prigioniero di guerra.

Fatto prigioniero dalle truppe tedesche nell’inverno del 1944, durante l’offensiva delle Ardenne, l’autore-protagonista finisce quasi casualmente a Dresda, rinchiuso nel Mattatoio n. 5, ed è testimone del bombardamento angloamericano sulla città.

Un paio di numeri di quello a cui assistette: la bomba atomica sganciata su Hiroshima uccise 71.379 persone, il bombardamento convenzionale su Dresda (effettuato tramite ordigni incendiari) uccise 135.000 persone.

Ma in questo romanzo non troverete una dettagliata descrizione di quello che Vonnegut vide a Dresda: il bombardamento della città è una piccola parte di un viaggio onirico, nel tempo e nello spazio, del protagonista, dove vita quotidiana borghese, orrori bellici e rapimenti alieni si intrecciano inesplicabilmente, dando un non senso alla follia che pervade l’agire di ogni singolo essere umano.

Senza un perché, perché se un perché esiste è nella frase che è il fondamento dell’intero romanzo: “così va la vita”.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

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