RECENSIONE: L’arte della guerra nel mondo contemporaneo di Rupert Smith

“La guerra non esiste più”: con queste parole Rupert Smith non intende dire che nel mondo non si combatte più, bensì che la guerra come l’avevamo conosciuta fino a pochi decenni fa – la “guerra industriale” dove il trinomio stato-esercito-popolo dedicava tutte le sue energie per imporre la propria volontà all’avversario di turno – è stata sostituita da quella che egli chiama “guerra fra la gente”. Il campo di battaglia è oggi costituito dalle strade, dalle case e, soprattutto, dalla popolazione civile, come è avvenuto in Cecenia e Jugoslavia, in Medio Oriente e nel Ruanda.

Ostaggi da sfruttare, scudi umani da utilizzare senza scrupoli, bersagli da colpire, i civili sono obiettivi da conquistare.

Rupert Smith, giustamente, scrive di un nuovo “paradigma” bellico che ha minato la possibilità di uso efficace della forza da parte degli Stati.

Il saggio è interessante non solo per il percorso storico che l’autore propone a sostegno della sua tesi, ma anche e soprattutto perché è confermato dall’esperienza “sul campo” fatta da Rupert Smith durante una delle guerre della ex-Jugoslavia, e precisamente quella della Bosnia Erzegovina (ricordate l’assedio di Sarajevo da parte dei serbo-bosniaci?): una “guerra tra la gente” in cui l’autore ha ricoperto lo scomodo ruolo di comandante delle forze ONU in Bosnia, gestendo in prima persona il più contemporaneo modo di condurre un conflitto armato.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: La dottrina Gerasimov e la filosofia della guerra non convenzionale nella strategia russa contemporanea di Nicola Cristadoro

Carri armati che avanzano nella steppa, sottomarini irti di missili nucleari… Sono queste le immagini che vengono alla mente quanto si parla di forze armate russe.

La realtà è ben diversa: Gerasimov, capo di Stato maggiore della Difesa russo, ha espresso una serie di idee e postulato una serie di argomenti relativi alle modalità della guerra moderna, che assurgono a guida della strategia militare all’epoca di Putin. Il testo si pone come un’analisi del pensiero di Gerasimov, teorico di una rilettura della tradizionale maskirovka in una prospettiva che tiene conto delle peculiarità della guerra non convenzionale, con tutti i suoi aspetti legati al dominio delle informazioni, all’uso spregiudicato della tecnologia, all’inganno e all’impiego massiccio di forze paramilitari e reparti speciali.

Le forze armate russe hanno letteralmente attuato quanto teorizzato da Gerasimov nel Donbass, in Crimea e, in forma diversa, anche in Siria. Hanno, in pratica, applicato la nuova dottrina in base agli ordini ricevuti, realizzando il “pensiero” del loro comandante supremo, nel quadro di una strategia di più largo respiro adottata dal presidente Putin.

Un testo fondamentale per comprendere pensiero strategico e militare di uno dei maggiori attori internazionali.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: I comandanti austriaci nelle guerre napoleoniche 1792-1815 di David Hollins

Nel periodo della Rivoluzione e dell’Impero napoleonico, l’Austria era tra i più temibili nemici per la Francia. Il grande esercito austriaco giocò una parte centrale in diverse coalizioni antifrancesi, negli anni Novanta nel Settecento, nella campagna di Austerlitz, nel 1809 e nell’ultimo cruciale biennio 1813-1814, con numerose battaglie importanti combattute anche in Italia. Contrariamente a quanto suggerisce il mito di una rigida uniformità aristocratica, i generali che comandavano le varie armate erano assai diversi, nelle origini e nella personalità, quanto erano vari i loro reggimenti. Oltre trenta uomini d’arme sono studiati in questo volume, che ne ripercorre le carriere e il ruolo cruciale in quei decenni, anche grazie a un ricco apparato di illustrazioni accurate.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: 21 lezioni per il XXI secolo di Yuval Noah Harari

La lucidità è potere. La censura non opera bloccando il flusso di informazioni, ma inondando le persone di disinformazione e distrazioni. “21 lezioni per il XXI secolo” prova ad aiutarci a farci largo in queste acque torbide e affronta alcune delle questioni più urgenti dell’agenda globale contemporanea. Perché la democrazia liberale è in crisi? Dio è tornato? Sta per scoppiare una nuova guerra mondiale? Che cosa significa l’ascesa di Donald Trump? Che cosa si può fare per contrastare l’epidemia di notizie false? Quali civiltà domineranno il pianeta: l’Occidente, la Cina, l’islam? L’Europa deve tenere le porte aperte ai migranti? Il nazionalismo può risolvere i problemi causati dalla disuguaglianza e dai cambiamenti climatici? In che modo potremo difenderci dal terrorismo? Che cosa dobbiamo insegnare ai nostri figli? Molti di noi possono a stento permettersi il lusso di approfondire queste domande, perché siamo pressati da ben altre urgenze: lavorare, prenderci cura dei figli o dare assistenza ai genitori anziani, ma purtroppo la storia non fa sconti.

Se non ragioniamo e riflettiamo sulle “grandi domande”, qualcuno lo farà in nostra assenza, e noi e i nostri figli ne subiremo le conseguenze.

Certo è parecchio ingiusto; ma chi ha mai detto che la storia è giusta?

Attenzione: non siamo obbligati a condividere alcune o tutte le conclusioni dell’autore, ma abbiamo il dovere di rispondere alla sua principale sollecitazione… rifletteteci a fondo!

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Storia della guerriglia di Werner Hahlweg

Che dire, un testo accurato, talvolta quasi pedante nelle sue minuziose descrizioni.

L’autore conduce una ricerca sui conflitti condotti con il metodo della “piccola guerra”, partendo dall’occupazione napoleonica della Spagna e arrivando ai primi anni Settanta, ovvero a quando fu condotta la ricerca.

Non troverete quindi riferimenti ai conflitti del Golfo, alla Intifada palestinese, ad Al-Qaida o all’ISIS.

Può sembrare un limite, ma è un buon esercizio intellettuale per chi vuole approfondire le ragioni del successo, e degli insuccessi, delle guerre condotte con queste particolari modalità, legando ad esempio le esperienze storiche del conflitto indocinese a quelle contemporanee della Siria e dello Stato islamico.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: La rivoluzione sotto assedio, storia militare della guerra civile russa 1919-1922, volume 2 di Francesco Dei

Un testo affascinante, nonché poderoso.

L’autore ci conduce nell’intricatissima situazione, politica e bellica, della Russia post rivoluzionaria e dei conflitti che si svilupparono tra le varie armate “bianche” e l’Armata Rossa bolscevica.

Un testo che vi richiederà non pochi giorni di lettura, ma che si rivelerà godibile, oltre a sfatare il mito di un periodo e una fase storica “semplice”, dove vi erano due contendenti ben delineati.

La storia di un conflitto, come al solito, è molto più complessa di come l’hanno raccontata i vincitori.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Corea, la guerra dimenticata di Gastone Breccia

Cosa fu la Guerra di Corea? Citando un ufficiale coreano: “È stata un tragedia per il nostro popolo”.

Tre anni di combattimenti, centinaia di migliaia di perdite tra i militari dei paesi belligeranti e almeno un milione e mezzo tra i civili; un paese devastato, il mondo sospinto a un passo da un conflitto nucleare; una pace mai firmata e dunque una crisi irrisolta, che ancora oggi, a tratti, fa salire la tensione internazionale al livello di guardia: ciononostante la guerra di Corea è per eccellenza «la guerra dimenticata» del XX secolo.

Eppure, il nostro mondo ne è l’erede diretto, perché essa segna il ritorno della Cina tra le grandi potenze; ed è con il rapido riarmo del 1950-53 che inizia la trasformazione della società statunitense in una «macchina bellica» destinata a contrastare l’espansione comunista e a «combattere per la libertà e la democrazia».

La guerra di Corea ci appare oggi quasi un tragico laboratorio dei conflitti contemporanei.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: 1944-1945 Il crollo finale della Wehrmacht (vol. I) di Robert M. Citino

Dal 1943 per la Germania la guerra era persa, e molti ufficiali tedeschi lo sapevano. Ancora oggi, una domanda persiste: cosa spinse l’esercito tedesco a continuare gli sforzi in una situazione sempre più disperata? Mentre alcuni storici si sono risposti basandosi sul potere di Hitler o sul ruolo dell’ideologia, Citino, tra gli studiosi più autorevoli in materia, risponde con una parola: Bewegungskrieg, l’arte della guerra praticata e sviluppata dai tedeschi nei secoli. In questo racconto delle campagne militari della Germania nella fase finale della guerra, l’autore ripercorre così la Totenritt tedesca, una cavalcata della morte che riuscì a complicare le avanzate sovietiche e alleate ma non a mutare il corso del conflitto. Il primo volume dell’opera analizza l’offensiva invernale sovietica del 1944 (battaglia di Korsun) e la successiva penetrazione verso occidente, l’avanzata in Italia degli Alleati (lo sfondamento della linea Gustav, lo sbarco di Anzio e la liberazione di Roma) e lo sbarco in Normandia, arrivando fino al luglio 1944. Citino riesce abilmente a dar conto della visione tedesca di quegli ultimi anni di guerra, in un quadro che tratteggia le sfumature della storia militare della Wehrmacht nel contesto del pensiero strategico della Seconda guerra mondiale.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Lezioni di strategia di John Lewis Gaddis

Se vi aspettate un saggio su come il tal generale mosse le sue divisioni nella tal battaglia, ebbene rimarrete delusi. Questo è un testo che, con una scrittura godibile e comprensibile anche per un neofita, fa chiarezza su alcune “questioncelle”: come individuare un obiettivo, come comprendere quanto sia praticabile raggiungerlo, come valutare i costi di una tale intrapresa, sia “etici” che “pratici”. Il tutto con una serie di analisi e confronti di personaggi, o meglio strateghi, che hanno attraversato la storia dell’umanità: da Pericle a Serse, da F.D. Roosvelt a Lincoln, da Sant’Agostino a Machiavelli, da Clausewitz a Tolstoj.

Un consiglio: taccuino e penna a fianco mentre leggete, numerosi incisi dell’autore sono fulminanti nella loro concisione ed essenzialità.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Augusto in guerra di Lindsay Powell

L’espressione “Pax Romana”, o meglio ancora “Pax Augusta”, è la denominazione che solitamente viene data al regno di Augusto, dal 31 a.C. al 12 d.C. L’opera, lo si comprende dal titolo, vuole sfatare tale mito, alimentato ai tempi dallo stesso imperatore, evidenziando come nel quarantennio in questione si assistette a una serie ininterrotta di conflitti armati, sia ai confini sia per “pacificare” popolazioni teoricamente facenti parte dell’Impero romano.

Fu sempre Ottaviano Augusto ad attuare una profonda riforma delle istituzioni militari romane, a condurre personalmente, o tramite suoi fidati e accuratamente selezionati delegati, campagne militari, a usare in modo “strategico” la potenza militare romana come strumento di pressione diplomatica.

Il testo delinea la strategia imperiale di Ottaviano, dispiegatasi in quaranta anni di regno e volta a un solo obiettivo, utilizzando le parole stesse dell’imperatore: “sottomettere il mondo intero al potere del popolo romano” (Res Gestae Divi Augusti).

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.