RECENSIONE: Moneta e civilità mediterranea di Carlo M. Cipolla

Perché nel Medioevo un libro di giurisprudenza costava quanto due mucche? E come mai dalla lontana Cina si importavano solo sete e beni di lusso, piuttosto che beni di consumo come accade ai nostri giorni?

L’affabile Cipolla ci conduce per mano, rispondendo a queste “strane” domande. Dapprima, traccia la storia del denaro nell’alto Medioevo, in cui prevaleva il pagamento in natura e la moneta era un mezzo di scambio al pari di qualsiasi altra merce; in seguito, illustra l’emergere delle monete a circolazione internazionale – il nòmisma bizantino, il dinar arabo, il fiorino, il ducato veneziano – cui si affiancava una «moneta piccola» per le transazioni della vita quotidiana. Infine, mette a fuoco il curioso caso delle «monete fantasma», usate nella contabilità ma prive di un corrispettivo reale. Per concludere, ricorrendo all’esempio del costo dei trasporti, dei libri e del denaro, insegna a intendere il valore relativo dei prezzi e cosa essi dicano delle condizioni di una società.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

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