RECENSIONE: Comma 22 di Joseph Heller

Un classico della letteratura statunitense, un pilastro della letteratura contro la guerra.

Non è facile commentare un’opera talmente irripetibile da diventare, nel suo stesso titolo, un modo di dire per descrivere una situazione al contempo grottesca e plausibile.

Il successo di Comma 22 e del suo principale protagonista, il bombardiere statunitense Yossarian, profondamente convinto che tutti lo vogliano uccidere (non solo i “nemici” tedeschi, ma anche e soprattutto i suoi superiori e l’intero apparato militare USA), è quello di approcciarsi in modo molto leggero a situazioni estremamente tragiche o patetiche.

Un’opera che, una volta iniziata, ti fa raggiungere quello stato d’animo che è poi la prima riga del romanzo: “Fu amore a prima vista”.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Istruzione e sviluppo di Carlo M. Cipolla

Il classico dilemma dell’uovo e della gallina: è l’istruzione che favorisce lo sviluppo, o viceversa? Un dilemma a cui tenta di rispondere l’agile saggio di Carlo Cipolla, ma non è detto che arrivati all’ultima pagina qualcuno dei lettori sia giunto a una risposta definitiva.

Un fatto è certo: il livello d’istruzione di una popolazione dipende da molteplici fattori economici, culturali, religiosi… finanche climatici. In questo impasto di ragioni troviamo anche il modello produttivo ed economico, nel bene e nel male. Nel male perché in alcuni casi il livello di istruzione abbassa lo “sviluppo economico”, anche solo per il fatto che il cervello che assorbe conoscenza è collegato a due braccia, spesso necessarie a mandare avanti la baracca produttiva.

Non vado oltre, sarebbe un delitto fare lo spoiler a questo delizioso “giallo economico culturale”. Lascio solamente un’unica citazione finale, tratta dall’ultima riga del saggio: “Nel futuro, la vita su questo pianeta dipenderà sempre più dalla capacità dell’uomo di ‘seguire virtute’ oltre che ‘conoscenza’”.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut

Kurt Vonnegut è noto ai più, o almeno a chi scrive, come scrittore di fantascienza.

E’ anche l’autore di uno dei migliori romanzi antimilitaristi mai scritti, Mattatoio n. 5, dove racconta, per l’interposta persona del personaggio principale, Billy Pilgrim, la sua esperienza di prigioniero di guerra.

Fatto prigioniero dalle truppe tedesche nell’inverno del 1944, durante l’offensiva delle Ardenne, l’autore-protagonista finisce quasi casualmente a Dresda, rinchiuso nel Mattatoio n. 5, ed è testimone del bombardamento angloamericano sulla città.

Un paio di numeri di quello a cui assistette: la bomba atomica sganciata su Hiroshima uccise 71.379 persone, il bombardamento convenzionale su Dresda (effettuato tramite ordigni incendiari) uccise 135.000 persone.

Ma in questo romanzo non troverete una dettagliata descrizione di quello che Vonnegut vide a Dresda: il bombardamento della città è una piccola parte di un viaggio onirico, nel tempo e nello spazio, del protagonista, dove vita quotidiana borghese, orrori bellici e rapimenti alieni si intrecciano inesplicabilmente, dando un non senso alla follia che pervade l’agire di ogni singolo essere umano.

Senza un perché, perché se un perché esiste è nella frase che è il fondamento dell’intero romanzo: “così va la vita”.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Il burocrate e il marinaio di Carlo M. Cipolla

Nel XVII secolo, al porto di Livorno, si sviluppò uno scontro tra titani: da un lato l’intraprendenza della borghesia commerciale britannica, il cui motto era “il tempo è denaro”, dall’altra l’onnipotenza della burocrazia italiana, nello specifico quella del Granducato di Toscana.

Sullo sfondo, le grandi epidemie del periodo storico, che si tentava di contenere con misure di quarantena che mal si accoppiavano con i tempi del commercio e dell’economia.

La “burocrazia sanitaria” che crebbe, decisamente a dismisura, nel porto livornese ricorda quanto stiamo vivendo in questi mesi, quando il nostro tempo di vita e lavoro incoccia nei famigerati DPCM.

Insomma, un testo da leggere in questo periodo, per cercare di tramutare l’arrabbiatura in sorriso, perché leggendo questo agile volume (126 pagine) viene spesso da pensare: “ma tu guarda, sembra di leggere il quotidiano di oggi, e invece il tutto risale al XVII secolo: la burocrazia italiana è un evergreen”.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: La grande storia della guerra di Gastone Breccia

Un testo che pone grandi domande… Forse non si troveranno risposte definitive, ma il saggio ha il grande merito di trattare temi complessi, non solo in forma piacevole per il lettore ma comprensibile anche per il neofita.

Le domande, o meglio i temi affrontati, sono cinque, a cui è dedicato un capitolo del libro.

Perché si fa la guerra
Le motivazioni individuali e collettive che spingono gli uomini e gli Stati a combattersi tra loro.

Come si fa la guerra
Strategia e tattica, armamenti, logistica, pianificazione ed esecuzione delle manovre, battaglie decisive o guerra d’attrito: le molte vie verso la vittoria.

Dove e quando si fa la guerra
Le stagioni e gli orizzonti sempre più vasti dei conflitti: dai rigori dell’inverno alle insidie della notte, dalle montagne più inaccessibili alle isole e ai deserti.

La guerra degli uomini
L’esperienza del combattimento e la difficoltà di descrivere il vero “volto della battaglia”.

Il presente e il futuro della guerra
Un mondo senza certezze: l’arte della guerra nel XXI secolo.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: 1944-1945 Il crollo finale della Wehrmacht (vol. II) di Robert M. Citino

Per gli amanti del genere, ecco a voi il secondo volume dell’opera di Robert M. Citino.

Nel primo tomo ci si era fermati all’estate 1944 e nel secondo volume dell’opera ci si muove dall’estate del 1944 e dalla difficile ritirata della Wehrmacht, sia rispetto al fronte orientale che a quello occidentale, per seguire la resistenza tedesca sulla linea Sigfrido e l’offensiva delle Ardenne, passando poi al 1945 e alla penetrazione degli Alleati nella Ruhr, alla campagna Vistola-Oder e alla battaglia di Berlino. Citino riesce abilmente a dar conto della visione tedesca di quegli ultimi anni di guerra, in un quadro che tratteggia le sfumature della storia militare della Wehrmacht nel contesto del pensiero strategico della Seconda guerra mondiale.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Moneta e civilità mediterranea di Carlo M. Cipolla

Perché nel Medioevo un libro di giurisprudenza costava quanto due mucche? E come mai dalla lontana Cina si importavano solo sete e beni di lusso, piuttosto che beni di consumo come accade ai nostri giorni?

L’affabile Cipolla ci conduce per mano, rispondendo a queste “strane” domande. Dapprima, traccia la storia del denaro nell’alto Medioevo, in cui prevaleva il pagamento in natura e la moneta era un mezzo di scambio al pari di qualsiasi altra merce; in seguito, illustra l’emergere delle monete a circolazione internazionale – il nòmisma bizantino, il dinar arabo, il fiorino, il ducato veneziano – cui si affiancava una «moneta piccola» per le transazioni della vita quotidiana. Infine, mette a fuoco il curioso caso delle «monete fantasma», usate nella contabilità ma prive di un corrispettivo reale. Per concludere, ricorrendo all’esempio del costo dei trasporti, dei libri e del denaro, insegna a intendere il valore relativo dei prezzi e cosa essi dicano delle condizioni di una società.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Conquistadores, pirati, mercatanti di Carlo M. Cipolla

“Pezzo da otto!!”, una delle espressioni preferite del pappagallo Flint, inseparabile compagno di Long John Silver, uno dei principali personaggi de L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson.

Ma che cosa c’entra questo ricordo di letture infantili con la storia dell’economia?

A partire dalla metà del Cinquecento, una marea di argento proveniente dalle colonie americane, soprattutto Messico e Perù, prese a riversarsi sulla Spagna e poi sull’Europa.

Il metallo prezioso viaggiò incessantemente da Occidente verso Oriente in pagamento delle merci orientali appetite dagli europei, le quali compivano l’itinerario inverso. Dalla Turchia alla Persia, all’India, alla lontana Cina: fu una rozza e pesante moneta d’argento, il real de a ocho (i “pezzi da otto” del romanzo di Stevenson), a far funzionare il sistema di questo commercio su scala mondiale.

Lo stesso argento servì alla Spagna, che improvvisamente divenne potenza monetaria ma che continuava a essere debole come potenza economica e produttiva, per acquistare all’estero i beni richiesti sia dal mercato interno che da quello delle sue colonie d’oltremare.

Insomma, Il grosso e pesante monetone d’argento del valore di otto reales è stato per almeno due secoli la moneta per antonomasia, la moneta internazionale accettata da tutti, come più tardi lo sarà la sterlina e poi il dollaro.

Cipolla, con la sua insuperabile maestria, racconta come sia potuto accadere questo, prendendo le mosse dal consolidamento dell’impero coloniale spagnolo e dal precoce sfruttamento delle miniere d’argento americane, che assicurò alla Spagna una ricchezza immensa.

Si può dire che il viaggio attorno al mondo dell’argento americano è un’immagine pertinente per descrivere l’economia internazionale dell’età moderna.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE DOPPIA: Vae Victis! Roma davanti alla sconfitta di Mathieu Engerbeaud + Il potere del mito (LIMES)

Ed. Febbraio 2020

Talvolta associare due opere ci permette di riflettere e di ragionare su tematiche complesse in modo migliore.

È quello che vi proponiamo con questa “recensione doppia”: due volumi da leggersi “in contemporanea”, per chiarirsi le idee su una questione di non poco conto: quanto incide il “mito” nella costruzione di una nazione, di un impero, di uno stato?

Si può partire dai fondamentali, con il volume di Mathieu Engerbeaud su come il racconto della storia di Roma, effettuata dagli storici del periodo imperiale, abbia trattato il tema delle sconfitte militari (ricordate le interrogazioni alle medie sulle Forche Caudine o sulle oche del Campidoglio?).

Un’analisi accurata, talvolta quasi pedante, che ci prende per mano e ci porta a conclusioni che possono apparire incredibili: anche la sconfitta militare può contribuire alla costruzione di un mito politico imperiale basato sulla grandezza e l’invincibilità.

Il quaderno di Limes ci porta ai giorni nostri, nel senso di età contemporanea, affrontando lo stesso tema: il mito.

Ogni comunità, che aspiri ad assumere un ruolo centrale sullo scacchiere geopolitico mondiale, plasma la propria identità secondo una precisa idea di se stessa, un determinato racconto. A tal fine, le collettività adattano le proprie tradizioni, saldandole nella memoria, organizzando e razionalizzandone il culto. Le maggiori potenze sono tali perché curano il fondamento mitico della loro identità per farsi soggetti geopolitici. Creano il mito per trarne il proprio scopo, la propria strategia. Usano la storia per proiettarvisi dentro. L’auto-legittimazione del proprio credo diviene così metro per misurarne il progresso o il declino. Questi i temi del numero di Limes.

Buona lettura abbinata!

Disponibili presso la biblioteca del Centro Eirene.

RECENSIONE: Il turco alla porta (LIMES)

Ed. Luglio 2020

Questo numero di Limes è incentrato sulla strategia imperiale della Turchia e sul suo impatto sugli interessi nazionali dell’Italia.

Infatti, oggi la Turchia sta provando a recuperare una dimensione persa con la fine dell’Impero ottomano a seguito della Prima guerra mondiale.

Questo “ritorno di potenza” passa innanzitutto attraverso la proiezione marittima nel Mediterraneo orientale e nel Levante.

Dietro al disegno strategico perseguito attualmente da Ankara c’è la teoria della “Mavi Vatan”, la “Patria Blu”, concepita dall’ammiraglio Cem Gürdeniz (intervistato in questo numero) e fondata sulla riconquista del mare.

Una “riconquista” che ha avuto un’accelerazione in questi mesi, grazie all’accordo sulla delimitazione della ZEE marittima tra Turchia e governo libico, accordo che è uno dei “ritorni” avuti da Ankara per il suo appoggio militare al governo di Tripoli.

Le conseguenze di questo atteggiamento neo-ottomano da parte della Turchia si sono viste in questi mesi: dal confronto “hard” con le marine militari francese e greca, all’ipotesi sempre più concreta di una base militare navale turca in territorio libico.

Dimensione che trova lungo tutto il periplo mediterraneo-levantino più nemici che alleati.

All’Italia il compito di capire il modo di pensare e fare i conti con il modo di agire turco.

Dai Balcani al Nord Africa, il nostro paese negli ultimi decenni ha perso il proprio estero vicino e ha oggi una proiezione di potenza pressoché nulla. Nel numero si ripercorrono le tappe di questa disfatta e si riflette sulla forma che prenderebbe un eventuale compromesso con Ankara, soprattutto in Libia.

Disponibile presso la biblioteca del Centro Eirene.